giovedì 11 aprile 2013

Debito ed energia

Da “The Oli Crash”. Traduzione di MR


Immagine da http://sjgcpa.com/


di Antonio Turiel


Cari lettori,

Ancora una volta Javier Perez ci coccola con una riflessione interessante, in questo caso sulla connessione fra disponibilità di energia netta e indebitamento. I grafici del posto sono tratti da in rapporto fondamentale, la “Tempesta Perfetta”, che la ditta di intermediazione finanziaria ha fatto uscire da qualche settimana, causando una profonda impressione per la chiarezza con la quale esprime che il problema del nostro sistema è la diminuzione dell'energia netta.

Vi lascio con Javier. Saluti.
AMT


Debito, crescita energia ed altre modalità di stregoneria e spiritismo

di Javier Perez


Il tema del debito diventa un po' come quello della logica, cioè che tutti credono di capirla, però poi cascano come le pere cotte quando gli studenti devono essere esaminati. Il nostro cervello è fondamentalmente lo stesso, di partenza, di quello di duecentomila anni fa, ma la società in cui viviamo e l'uso che ci vediamo obbligati a dare al nostro principale strumento evolutivo sono cambiati in modo vertiginoso, per cui il nostro adattamento è, spesso, più superficiale che realmente integrato. Per questo, credo che la prima cosa sia definire il debito e cercare di conoscere la sua vera natura. Il debito non è consumare i soldi di un altro con la promessa di ridarglielo insieme ad un interesse, come crede la maggioranza. Per comprendere la portata di questo fenomeno, bisogna utilizzare un'altra definizione: il debito è consumare i soldi del futuro, più una parte del miglioramento che il futuro offrirà rispetto alla situazione attuale.

Chiedere un prestito, quindi, è fare una specie di magia o di atto spiritistico nel quale si fa comparire adesso la ricchezza di un anno a venire e la si obbliga a lavorare per noi. La capacità di indebitarsi dipende, vista così, dalla capacità di utilizzare questa ricchezza in modo che in quel momento in cui scade il termine convenuto si possa restituire il prestito più l'interesse corrispondente. Allora cos'è l'interesse? L'interesse misura la fiducia nel futuro, nella crescita dell'economia e nella capacità di produrre sempre più cose di maggior valore. Perché in caso contrario mai si potrebbe restituire il prestito. L'interesse, pertanto, misura in un certo senso la speranza di redditività, o di crescita, anche se può anche misurare l'inflazione attesa, ma questa è già un'altra storia, molto collegata, di sicuro, con l'ossessione della lotta contro l'inflazione da parte delle banche emittenti.

E cos'è successo in questi anni di apparente prosperità? Ebbene l'Europa, gli Stati Uniti e, in generale, i paesi sviluppati si sono indebitati in modo rapidissimo. Questo è possibile per vari fattori, quasi tutti molto complessi, dei quali cercherò di citare quelli che credo più importanti:

-La democrazia: i paesi sviluppati sono democrazie e questo sistema suppone che per consolidarsi al potere bisogna mantenere la popolazione contenta, passando alla legislatura successiva il più possibile le cattive notizie. Più che la statua della libertà, il vero simbolo della democrazia come sistema sarebbe qualche rappresentazione allegorica dell'affermazione “che ci pensi chi viene dopo di me”. Nessun politico può sperare di essere rieletto dicendo alla gente che bisogna aumentare le tasse per mantenere gli stessi servizi e che bisogna tagliare i servizi. Chi fa una cosa simile crollerà in modo irrimediabile rispetto al populista disposto a continuare a dare di tutto senza chiedere sforzi. A cosa porta questo? A indebitarsi.

-La globalizzazione: i governi che si sentivano nella necessità di aumentare le tasse ai più ricchi per creare una redistribuzione più giusta della ricchezza si ritrovavano a vedere che, in un secondo, in un battito di ciglia, centinaia di migliaia di milioni volavano via dal loro territorio. Ci potrà piacere o no, ma è certo che i nostri voti hanno potere ed influenza sul nostro territorio e solo sul nostro territorio. Il capitale, invece, può scappare tranquillamente da una frontiera e schiantarsi dal ridere, da fuori, prima di qualsiasi imposizione di aumento. Così le cose, i governi si sono visti coinvolti in una concorrenza fiscale, cioè, nella necessità di competere fra loro per attrarre gli investimenti. E a cosa porta questo? A raccogliere meno di quello che ti serve o desideri spendere. Ovvero, a indebitarsi.

-L'abbondanza di capitali: mentre i paesi più sviluppati avevano bisogno ogni volta di più soldi di quanti ne avevano, i paesi i via di sviluppo desideravano investire il surplus della loro nuova economia. E dove sembrava più sicuro e più redditizio farlo? Nei paesi sviluppati, naturalmente, sempre che questi reinvestissero il prestito nella delocalizzazione di fabbriche e investimenti nei loro paesi. E' il caso della Cina, per esempio, che ha dato un credito praticamente illimitato ai buoni del tesoro americano. E' stato così che hanno abbassato il tipo di interesse, producendo bolle immobiliari tanto gravi. Voglia di spendere e denaro facile, cosa producono? Indebitamento, naturalmente.

-L'ottimismo tecnologico: come ho già spiegato sopra, i soldi si prestano quando si crede che il futuro sbloccherà grandi opportunità che permettano di ripagarlo. I progressi tecnologici, più di facciata che reali, dall'inizio di questo secolo hanno fatto credere gli investitori in enormi tassi di crescita. I tecno-ottimisti, pertanto, non sono solo coloro che oggi dicono che troveremo sicuramente una fonte di energia che sostituisca in tempo il petrolio, ma anche quelli che hanno detto che ci sarebbe stata una qualche invenzione o settore che avrebbe mosso l'economia ad un ritmo sufficiente per poter ripagare i prestiti abbondantemente. E hanno detto la stronzata così, senza riserve. Il problema principale, come lo analizzano alcuni, è che si sperava che Internet, per esempio, producesse più ricchezza di quella che distrugge ed è qualcosa che non sembra essere ancora del tutto chiaro, visto che la concentrazione della ricchezza è una distruzione nascosta al ridursi della domanda aggregata effettiva. E a cosa ha portato questo ottimismo? A più indebitamento.

Vediamo un paio di grafici che illustrano perfettamente che aspetto hanno preso le cose:




Questo grafico mostra il rapporto fra il debito e il PIL degli Stati Uniti fra il 1945 e il 2012. Fra il 1945 e il 1980, si mantiene ad un alto tasso di circa il 150% del PIL, ma ciò che succede a partire dagli anni 80 è brutale. Vediamo un altro grafico della stessa cosa, ma forse più intuitivo:




In questo vediamo l'evoluzione del PIL e quella del debito. L'apparente discrepanza è dovuta al fatto che in questo grafico è stata scontata l'inflazione e si fanno i calcoli in dollari reali del 2011. E quando comincia a scompigliarsi la cosa? All'inizio degli anni 80, che è proprio quando gli Stati Uniti raggiungono il loro personale picco del petrolio. O forse, detto meglio, quando gli effetti del loro personale picco del petrolio hanno cominciato ad essere palpabili dopo il relativo periodo di adattamento.

E QUESTO E' FONDAMENTALE: mentre gli Stati Uniti hanno usufruito di una fonte di energia abbondante e a buon prezzo hanno potuto mantenere il proprio livello di crescita con le proprie risorse ed un indebitamento più o meno stabile ma, nella misura in cui si sono visti più colpiti dai prezzi esteri dell'energia, sono dovuti ricorrere ad un indebitamento sempre più voluminoso per mantenere il proprio livello di crescita. Vediamo lo stesso grafico per la Gran Bretagna, dove il picco del petrolio è arrivato alcuni decenni più tardi:


La relazione pertanto, nei paesi che contavano sul proprio petrolio, fra indebitamento e restrizioni di questa fonte di energia e denaro è molto chiara. E ora, visto che andiamo di grafici, vediamo il costo totale dei consumi petroliferi dei paesi dell'OCSE. Siccome ci sono paesi che oltre che consumatori sono anche produttori, differenziamo le importazioni dalla spesa totale:





E quando è arrivata la grande caduta, con lo sparo d'inizio di Lehman Brothers? Nel 2008, e non è un caso. Nella misura in cui i costi energetici aumentano, l'economia si vede sempre in maggiori difficoltà per funzionare, quindi la crescita diminuisce, il che rende impagabile il debito. Suona difficile? Non lo è; il debito cresce costantemente, e in modo esponenziale, grazie all'interesse. Se l'economia non cresce costantemente, e a sua volta in modo esponenziale, la differenza fra quello che dobbiamo pagare e quello che abbiamo si ingrandisce inesorabilmente. Allora cosa si prova? Qualsiasi cosa che faccia crescere l'economia, dai tassi zero alla danza della pioggia, passando per la magia nera e l'invocazione degli unicorni. Quello che sia. Ma il metodo non funziona né può funzionare, perché la cresita è possibile solo impiegando più energia e l'energia è sempre più cara e più scarsa. Per aumentare l'energia disponibile si tentano allora nuovi investimenti, ma per questo manca il capitale, ricchezza reale, proprio quello che non abbiamo perché siamo indebitati fino alla punta dei capelli.

Ed è lì il problema: non possiamo avere più soldi per pagare il debito perché scarseggiamo di energia ed ottenere più energia richiede del denaro che non abbiamo, perché siamo tecnicamente falliti. Le conclusioni ovvie sono la disoccupazione e la stagnazione. Il passo successivo sarà competere per l'energia disponibile, sottraendola dove si può. All'inizio, e secondo gli economisti classici, si sottrarrà dove sia meno efficiente, ma il concetto di efficienza è molto sfuggente e per un politico americano è più efficiente, per esempio, che i suoi votanti possano andare in macchina e farsi un giro che un keniano abbia un trattore per arare le sue terre. E se siamo sinceri, mi piacerebbe sapere cosa ne sarebbe di un candidato spagnolo che proponesse di razionare la benzina perché in Kenia possano continuare ad arare. Solo per sapere eh... Ma della competizione per le risorse e del nuovo scenario che si profila in questo senso parlo un altro giorno, sempre che non abbia già esaurito la vostra pazienza. La pazienza che, di sicuro, a sua volta non è una risorsa infinita...

Javier Pérez
www.javier-perez.es