mercoledì 29 maggio 2013

Strategie di comunicazione sul cambiamento climatico secondo Peter Sandman





Di Max Iacono

Da “The frog that jumped out”. Traduzione di MR


Nel considerare il da farsi e poi decidere collettivamente di farlo, le strategie di comunicazione identificate nell'articolo di Peter Sandman (che potete trovare qui) possono essere molto utili da tenere in conto.

Sandman fa un lavoro davvero buono nell'analizzare “l'essenza della negazione” - una cosa che egli correttamente indica come diverso da ciò che comunemente chiamiamo “negazionismo” del cambiamento climatico. Egli analizza anche come avere a che fare con la cosiddetta dissonanza psicologica che può finire per rinforzare l'essere nella negazione piuttosto che alleviarla, se vengono usate la comunicazione sbagliata e le strategie di confronto. Sandman è anche attento nel dire ciò che segue nelle sue note conclusive:


“Infine, un promemoria cruciale: non preoccupatevi tanto del negazionismo da dimenticare l'apatia. E, infatti, non immaginate che l'apatia e la negazione siano tutto ciò che c'è. Alcune persone sono ancora inconsapevoli che il riscaldamento globale sia un problema a cui dovrebbero pensare. Alcuni hanno acquisito della disinformazione che impedisce loro di coinvolgersi, altri sono già dalla nostra parte ed hanno bisogno di sostegno anche di più di quanto non facciano ora. La negazione è un aspetto del rischio della comunicazione sul cambiamento climatico. Credo che sia importante, in crescita e trascurata. Ma non è tutto il gioco”. 

Quindi, una buona strategia locale potrebbe alla fine cercare di funzionare “su tutta la linea” rispetto ai problemi precedenti. Cioè, essere nella negazione, cercare di ridurre la dissonanza interna, apatia, ignoranza, essere sotto l'influenza del negazionismo climatico, inerzia generale, sentirsi isolati o senza sostegno o più semplicemente vivere sotto la preoccupazione dominante di ogni tipo di cose della vita quotidiana e la necessità attuale di sopravvivenza personale e famigliare.

Ciò che io ho personalmente preso dalla lettura dell'articolo di Sandman è infatti molto semplice: Confrontati rispettosamente con gli altri, dì la verità, stai calmo ed evita i viaggi inappropriati del tuo ego di diverso genere. In altre parole, tratta semplicemente gli altri nel modo in cui generalmente si vuol essere trattati. Decenni di studi in psicologia cognitiva da Leon Festinger in poi, sembrerebbero aver concluso ciò che era probabilmente conosciuto già ragionevolmente bene.

Penso anche che molto può essere appreso da diversi attivisti del clima o “credenti del cambiamento climatico” su come comunicare meglio con gli altri, guardando da vicino al singolo caso che conosciamo meglio. Cioè noi stessi.

Un'onesta introspezione ed una auto valutazione di sé stessi come singolo caso di studio può rivelare con precisione – o perlomeno con ragionevole precisione – perché e come ognuno di noi che ora “crede nel cambiamento climatico” o è un attivista di un genere o di un altro è arrivato a pensare ed agire nel modo in cui agiamo ora. Qualcuno ci ha dato la forza? Ci siamo convertiti assistendo ad un singolo incontro? Come esattamente siamo giunti a pensare o agire come pensiamo ed agiamo? Quali caratteristiche della personalità  o altri aspetti, o attitudini, o valori, o idee, o predisposizioni sono state coinvolte o hanno giocato un ruolo? Quali contesti particolari, o situazioni, o eventi specifici, o “punti di svolta” del percorso della nostra vita personale ha fatto la differenza? Cosa ci motiva ora? Cose ci demotiva? Perché? A parte i benefici in termini di come immaginare di comunicare meglio con o di influenzare gli altri, un tale e onesta auto valutazione ha ogni sorta di altri benefici personali.

E ancora, ciò ha a che fare con cose conosciute da molto tempo, vale a dire “Conosci te stesso”, come scritto da Platone su Socrate. E' conoscendo onestamente e meglio sé stessi che possiamo anche giungere a capire meglio ciò che rende gli altri seccanti. Naturalmente, ogni sorta di meccanismo psicologico di difesa (negazione e aver a che fare con la dissonanza sono solo alcuni; repressione, razionalizzazione, dissociazione, separazione, proiezione ed altri descritti da Freud e/o da altri in seguito) entra spesso in gioco e tipicamente ci impedisce dal fare questo in modo appropriato o accurato. Un eccellente riferimento sull'interazione fra vari meccanismi di difesa psicologici e di come l'esperienza personale fra gli esseri umani sia spesso “negoziata” (o negata, ecc.) si può trovare in “La politica dell'esperienza”. Parlando in generale, non NON siamo particolarmente trasparenti con noi stessi, più che altro l'opposto, verrebbe da dire. Per esempi, possiamo negare ciò che progettiamo, reprimere ciò che neghiamo, razionalizzare ciò che vogliamo credere e diverse altre interazioni particolarmente insidiose del suddetto meccanismo di difesa che possono aver luogo regolarmente nella nostra mente.

Ma non penso che dobbiamo diventare tutti esperti di psicologia clinica o psichiatri per fare un lavoro di comunicazione sul cambiamento climatico, sulla consapevolezza e sull'azione. Tutto ciò che dobbiamo fare è essere rispettosi degli altri – allo stesso tempo di noi stessi – ed attenerci ai fatti ed alla verità (quella scientifica, sociale, mediatica, politica e forse anche quella psicologica) e saremo oltre la metà dell'opera. Ricordare anche che spesso quando si dice la verità al momento giusto non c'è necessità di gridarla o di sbatterla in faccia , visto che in genere sussurrarla è più che sufficiente.