martedì 31 marzo 2015

Il collasso della bolla dello scisto porta anche il collasso del negazionismo climatico?

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


La stampa occidentale è stata impegnata in una grande campagna pubblicitaria destinata a convincere il pubblico che il Cambiamento Climatico non esiste o non è causato dall'uomo. Forse questa campagna potrebbe finire presto, insieme al collasso della bolla del petrolio e del gas di scisto negli Stati Uniti


Così, abbiamo oggi un candidato presidenziale negli Stati Uniti che nega esplicitamente il ruolo umano nel cambiamento climatico (e nel fare questo si paragona a Galileo!). Non è solo, la maggioranza del Senato americano sembra prendere la stessa posizione. Inoltre, l'opinione pubblica negli Stati Uniti, in gran parte, sembra essere meno incline a vedere il cambiamento climatico come un problema serio che non l'opinione pubblica di qualsiasi altro grande paese del mondo (immagine sotto da Ecowatch).




Gli americani sono più stupidi del resto del mondo? Probabilmente no; al contrario, gli Stati Uniti hanno uno dei tassi di alfabetizzazione più alti del mondo, proprio come ha le migliori università, il più alto numero di scienziati, il più alto numero di premi Nobel ed altro. Ma allora, perché gli americani negano così fortemente il ruolo umano nel cambiamento climatico? La spiegazione preferita che si può leggere sul web è che sia dovuto a fattori culturali e, in particolare, da un diffuso “anti intellettualismo” nella cultura americana.

Potrebbe essere, ma un'entità come l'“anti intellettualismo” è difficile da definire e si potrebbe obbiettare che sia presente in molti altri paesi. Io penso che dovremmo cercare qualcos'altro. Un elemento che potremmo esaminare è che lo scetticismo verso il ruolo umano nel cambiamento climatico ha una data d'inizio: guardate questa immagine (da Gallup).



Vedete il notevole crollo nella credenza nel cambiamento climatico antropogenico che si è verificato circa fra il 2007 e 2010. Cos'è quindi accaduto da causare questo effetto? Probabilmente, un fattore importante è stata la storia del “climategate”, la diffusione di e-mail rubate scambiate fra scienziati del clima. Possiamo vedere anche un altro crollo, più piccolo, nel 2013-2014 che potrebbe essere collegato al meme che sostiene che “il cambiamento climatico si è fermato”, che ha visto l'inizio della sua diffusione alla fine del 2012. Ma nessuna di queste due storiea, di per sé, è sufficiente a giustificare un effetto così grande. Entrambe hanno dovute essere promosse e diffuse nei media per avere un impatto. La causa reale del cambiamento della percezione dell'opinione pubblica è il modo in cui entrambe le storie sono state gestite come parte di una campagna pubblicitaria pubblica anti-scienza.

Ma allora, perché questa campagna anti-scienza è tanto più importante negli Stati Uniti che nel resto del mondo? Qui penso che possiamo trovare una correlazione interessante con alcuni fattori economici. La tempesta pubblicitaria che ha attaccato la scienza del clima va in parallelo con lo sviluppo dell'industria del petrolio e del gas di scisto americano, che è cresciuta diventando un componente importante della produzione di idrocarburi statunitensi in poco più di dieci anni.


Le bolle crescono sulla credenza e la credenza è il risultato di campagne pubblicitarie di successo. E' stata la pubblicità che, per un po', è riuscita a produrre meme potenti come quello della “indipendenza energetica” degli Stati Uniti o quella di “un secolo di abbondanza” di gas di scisto. Il picco massimo di crescita dell'industria dello scisto è venuto col periodo di più rapida crescita della produzione, a partire circa dal 2005. Man mano che l'industria cresceva, la percezione pubblica del problema climatico è scesa.

E' risaputo che la pubblicità funziona quando si tratta di demonizzare un avversario e non sorprende che questa è stata usata in questo modo dall'industria dei combustibili fossili. Un obbiettivo è stato il loro concorrente più temibile: l'energia rinnovabile. Ma per la bolla dello scisto era molto più dannosa la scienza del clima ed il concetto di “carbonio non bruciabile”. Se mai quest'idea avesse attecchito nel processo di legiferazione, sarebbe stata la fine della leggenda di “un secolo di abbondanza”. Per cui, la scienza del clima e gli scienziati del clima sono stati un obbiettivo legittimo di una campagna pubblicitaria da parte dell'industria dei combustibili fossili.

L'eredità avvelenata di questa campagna anti-scienza ha lasciato una profonda impressione sull'opinione pubblica americana. L'“anti intellettualismo” che alcuni sostengono sia la causa dello scetticismo dell'opinione pubblica sul problema climatico potrebbe in realtà essere un effetto di questa campagna.

Ora, col collasso del mercato del petrolio, è probabile che vedremo scoppiare la bolla dello scisto. I prezzi potrebbero recuperare, almeno in parte, ma l'industria non sarà più in grado di riguadagnare lo slanci del passato e parlare di “secoli di abbondanza” in arrivo. Quindi, in parallelo, vedremo anche la fine della campagna pubblicitaria anti-scienza? Il negazionismo della scienza del clima collasserà insieme all'industria dello scisto? Forse non subito; gli effetti di queste campagne spesso durano a lungo. Ma, perlomeno, da ora in poi avranno sempre meno soldi da usare per diffondere menzogne (*).





* A meno che non si possa trovare qualche altra cosa su cui mentire (per esempio, qui).