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martedì 30 settembre 2014

Dieci scenari apocalittici assortiti

DaResource Crisis”. Traduzione di MR





Nella narrativa è permesso estrapolare alle loro conseguenze finali gli effetti di fenomeni normali, esaminando ipotesi estreme di eventi che potrebbero accadere, a prescindere dal fatto che siano improbabili. Quindi, l'interesse per il concetto di “fantaclima" (climate fiction  -- cli-fi-) come modo per esplorare le possibili conseguenze del cambiamento climatico in situazioni molto più estreme di quelle degli scenari, di solito molto sterilizzati, presentati dagli scienziati.

Sembra che, finora, solo poche delle possibili catastrofi collegate al clima siano state esaminate in dettaglio in film e racconti. Quindi, ho preparato qui un elenco di dieci scenari apocalittici, tutti collegati al cambiamento climatico. Non ho fatto alcun tentativo di stimare le probabilità di questi eventi, ma credo che nessuno di questi scenari sia fisicamente impossibile. Sono semplicemente un po' estremizzati (parecchio) per aumentarne gli effetti drammatici. L'elenco potrebbe servire come fonte di ispirazione per coloro che stanno cercando di cimentarsi nello scrivere racconti  di fantaclima. Qui, sono organizzati in un ordine approssimato di crescenti conseguenze catastrofiche.


1. “La grande fiamma di carbone” (o “Saddam al quadrato”). Un gigantesco fuoco di carbone che non può essere spento. Tutti sappiamo come, nel 1991, le truppe irachene che si ritiravano dal Kuwait hanno fatto saltare circa 700 pozzi di petrolio, provocando enormi incendi. Il danno generato non è stato terribilmente catastrofico e gli incendi sono stati spenti in meno di un anno, strozzandoli alla bocca del pozzo. Tuttavia, possiamo pensare a qualcosa di più difficile da spegnere se immaginiamo che l'incendio potrebbe colpire un grande deposito di carbone. Esistono già fuochi di carbone sotterranei che bruciano da decenni e sembrano essere impossibili da spegnere. Immaginiamo qualcosa di molto più grande, forse risultato di un'arma nucleare tattica che ha colpito per errore (o di proposito) una grande miniera di carbone. Il risultato sarebbe un gigantesco incendio che ricopre un'area enorme; sarebbe probabilmente molto più difficile da spegnere degli incendi localizzati nei pozzi di petrolio del Kuwait del 1991. Già adesso, gli incendi incontrollati di carbone equivalgono a circa il 3% delle emissioni mondiali di CO2. Se una grande miniera di carbone dovesse incendiarsiil disastro che ne risulterebbe potrebbe accelerare considerevolmente il cambiamento climatico. Per non dire niente dell'inquinamento generato localmente in termini di ceneri, ossidi di zolfo, mercurio ed altre sostanze chimiche velenose. Un disastro forse non globale, ma comunque notevole.

2. “Super Distacco” o "Il ritorno di Heinrich". Il rapido collasso in mare di grandi quantità di ghiaccio. Il “distacco”  ("calving" in inglese) è un fenomeno ben conosciuto per il quale grande quantità di ghiaccio si staccano dalle calotte glaciali e creano iceberg. Di solito, il processo non causa danni agli esseri umani (eccetto in casi speciali, come quello del Titanic). Ma immaginate che dei pezzi di ghiaccio molto grandi venissero rilasciati ad un tasso molto più rapido di quello attuale. Questo è avvenuto nel rempoto passato in quegli eventi chiamati "Eventi di Heinrich" che hanno visto interi eserciti di iceberg attraversare l'Oceano Atlantico. Se si verificasse oggi, il processo potrebbe interrompere la navigazione nelle aree intorno alle grandi calotte glaciali, come vicino alla Groenlandia, e potrebbe anche generare onde enormi – non tsunami, ma grandi abbastanza da fare danni a distanze considerevoli. Poi, la presenza di grandi quantità di ghiaccio galleggiante nell'oceano avrebbe effetti significativi sul clima e sulla circolazione oceanica termoalina. La combinazione di questi fenomeni interromperebbe il commercio e il trasporto in un'area vitale per l'economia mondiale.

3. “Ipertempeste!” Tempeste gigantesche che scatenano disastri. Un aumento della frequenza e della dimensione degli uragani è atteso come conseguenza del cambiamento climatico. In alcune condizioni, gli uragani possono essere davvero enormi e in questo caso prenderebbero il nome di “Iperagani" ("hypercanes" in inglese), supertempeste della dimensione di un continente che raggiungono la stratosfera, con effetti collaterali come la distruzione dello strato protettivo di ozono. A causa di questo effetto, è stato ipotizzato che alcune delle mega-estinzioni del passato fossero state dovute ad iperagani. Si ritiene che temperature della superficie del mare sufficientemente alte da creare un iperagano possano essere generate solo da circostanze eccezionali, come impatti di asteroidi. Tuttavia, non è impossibile che una combinazione di fattori collegati al riscaldamento globale possano generare tempeste sempre più grandi. Già nelle condizioni attuali gli uragani sono una grande forza distruttrice sulle strutture costruite dall'uomo, immaginate qualcosa di molto più grande e d anche più distruttivo. Anche così, il danno sarebbe più che altro locale, a meno che non riusciamo a far nascere un vero iperagano che va a distruggere lo strato di ozono creando un disastro globale


4. “Il grande disastro dell'anello di ghiaccio”. Tsunami generati dai movimenti tettonici causati dalla fusione delle calotte glaciali settentrionali.  “L'anello di ghiaccio” è una regione che comprende diverse faglie geologiche nell'Emisfero Settentrionale. Si tratta di una regione vulcanica già attiva, ma la fusione della calotta glaciale della Groenlandia genererebbe ulteriori instabilità. La Groenlandia “galleggia” al di sopra di un mantello semifluido e si solleverebbe se libera dalla massa di ghiaccio che la ricopre (viene chiamato “rimbalzo isostatico”). Il risultato sarebbe la destabilizzazione delle anomalie geologiche dell'area: un aumento dei fenomeni vulcanici, terremoti e grandi frane costiere. Il risultato più disastroso sarebbero gli tsunami atlantici, un fenomeno che finora è stato molto raro, ma che verrebbe incrementato e reso sempre più comune dal cambiamento climatico. Gli tsunami che provengono dalla Groenlandia potrebbero colpire in modo particolarmente duro Scozia, Norvegia ed Irlanda, ma anche la costa nordoccidentale dell'Europa (in particolare l'Olanda) interrompendo o distruggendo un nodo industriale e commerciale fondamentale per l'intera Europa.

5. “Il Grande Gelo" (o: “Younger Dryas reloaded”). Un rapido raffreddamento, qualcosa nell'ordine dei 5°C (23°F) dell'Emisfero Settentrionale. Il precipitare della calotta glaciale della Groenlandia nell'oceano potrebbe fermare la circolazione termoalina del Nord Atlantico. Come abbiamo visto nel film “The day after tomorrow”, questo genererebbe un rapido raffreddamento dell'Emisfero Settentrionale. Si crede che qualcosa di simile sia già avvenuto durante il periodo denominato “Younger Dryas”, circa 12.000 anni fa; probabilmente causato dal rilascio improvviso nell'Atlantico dell'acqua fredda di un lago (“Lago Agassiz”) quando la diga di ghiaccio che la teneva chiusa sul posto ha ceduto (sì, è la trama del secondo film della serie “Era Glaciale”, quello intitolato “La Fusione”). Nel caso di un Younger Dryas, il congelamento dell'emisferero settentrionale sembra aver avuto luogo in pochi anni. Immaginate se qualcosa di simile dovesse succedere oggi: le conseguenze non sarebbero nemmeno immaginabili, anche se dovessimo assumere che influirebbero soltanto sull'emisfero settentrionale.

6. “Il grande impeto del mare”. L'aumento del livello mare generato dalla rapida fusione delle calotte glaciali della Groenlandia e dell'Antartide Occidentale che spazza via la maggiorparte delle città e infrastrutture costiere.  Questa non è tanto un'ipotesi quanto una certezza virtuale, date le attuali tendenze. Ciò porterebbe ad un aumento del livello del mare più o meno di 7 metri (24 piedi) dalla sola Groenlandia, più circa 3 metri da parte dell'Antartide Occidentale ed un ulteriore contributo da parte della fusione più lenta di altre calotte glaciali. Tuttavia, normalmente si crede che questo evento si scatenerebbe in secoli o millenni e che gli esseri umani avrebbero tempo per adattarsi (forse). Dopo tutto, come spesso si dice, ciò che viene colpita dall'aumento del mare “è solo l'edilizia”. Ma immaginiamo che il processo sia molto, molto più rapido – e che avvenga in pochi decenni o anche meno. Non si vedrebbe l'impeto di onde gigantesche che sommergono le città costiere, come nel film “2012”, ma l'aumento del livello del mare sarebbe comunque così rapido che non ci sarebbe tempo per costruire argini o per riposizionare gli edifici e le strutture all'interno. Il risultato sarebbe una frenetica fuga verso l'interno, mentre l'infrastruttura industriale e dei trasporti vitale dovrebbe essere abbandonata.


7. “Solleticare la coda del drago” (o: "Spararsi con la pistola a clatrati”). Un gigantesco rilascio di metano causato dagli esseri umani e il conseguente rapido aumento della temperatura. Immaginiamo che qualcuno ben intenzionato cerchi di risolvere la crisi energetica estraendo metano dagli idrati (o clatrati) sepolti sul fondo dell'oceano. Ora, immaginate che trivellare queste riserve di clatrati inneschi un fenomeno auto-alimentato di rilascio. Proprio come la BP non sapeva come fermare la perdita nel pozzo di Macondo, le compagnie che trivellano – diciamo – nell'Oceano Artico scoprirebbero di non sapere come chiudere il buco che hanno trivellato e che, anche se potessero, appaiono comunque sempre altri buchi. Il risultato è un massiccio rilascio di metano nell'atmosfera, un gas serra molto più potente del biossido di carbonio. Di conseguenza si dispiegherebbe il “caso peggiore” fra gli scenari del IPCC in pochi anni anziché in un secolo. I risultati? Be', probabilmente tutti i quattro scenari precedenti: collasso delle calotte glaciali, interruzione della corrente termoalina oceanica e tutte le sue terribili conseguenze. Ma anche un'estesa distruzione climatica e la desertificazione delle regioni temperate. Non si parlerebbe più di “siccità in California” per le stesse ragioni per cui non si parla di “siccità nel deserto del Sahara”. La California diventerebbe come il deserto del Sahara (e non solo la California).


8. “Troppa Grazia" o “Il grande contraccolpo del clima”. La geoingegneria si ritorce contro chi la usa . Possiamo immaginare multipli disastri che emergono da tentativi ben intenzionati ma mal concepiti di ridurre il riscaldamento globale. Spruzzare particolato nell'alta atmosfera, o forse specchi giganti in orbita, raffredderebbero la Terra, ma non sappiamo come condizionerebbero gli eventi meteorologici. Per esempio, potrebbero indebolire i monsoni dell'Oceano Indiano e condannare almeno un miliardo di persone alla fame. Oppure potrebbero andare troppo nella direzione opposta (troppa grazia, Sant'Antonio), con effetti simili a quelli di un inverno nucleare. Infine, immaginate che una grande crisi economica sottragga i fondi al tentativo della geoingegneria. O, immaginate che una grande campagna pubblicitaria convinca la gente che era una truffa o era inutile (questo probabilmente è l'elemento più realistico di questo scenario). Poi, quando gli schermi solari cadono, la Terra torna a scaldarsi più di prima e le temperature schizzano verso l'alto così rapidamente che, prima che si possano riprendere i controlli, è troppo tardi. E questo sarebbe un vero disastro globale.


9. “Il mondo come una gigantesca camera a gas”. E se il CO2 risultasse non essere così innoquo come normalmente si crede che sia? Il CO2 viene spesso definito come “il cibo delle piante” e si crede che non possa condizionare negativamente la salute umana finché non raggiunge concentrazioni almeno 10 volte oltre i valori attuali. Tuttavia, è anche vero che la nostra specie si è evoluta in condizioni di concentrazioni di CO2 atmosferico al di sotto dei 300 ppm e che le attuali concentrazioni di 400 ppm non sono mai state sperimentate  dai nostri antenati. Man mano che le concentrazioni di CO2 atmosferico continuano ad accumularsi, potremmo raggiungere concentrazioni di quattro o cinque volte maggiori di quelle che sono state la regola negli ultimi milioni di anni, più o meno. Il CO2 è una molecola reattiva che, fra le altre cose, condizionerebbe il pH del sangue e qualcuno ha sostenuto che concentrazioni oltre i 425 ppm avrebbero già effetti negativi; per tacere di valori molto più alti. Quindi, se scoprissimo di aver trasformato il pianeta in una gigantesca camera a gas, cosa faremmo?

10 “Venere, il disastro finale”. Le temperature potrebbero salire abbastanza da uccidere tutto e tutti. Lo scenario “Venere” è una versione estrema dell'effetto serra fuori controllo. Mentre le temperature aumentano, sempre più vapore acqueo viene pompato in atmosfera. Siccome il vapore acqueo è un gas serra, esso causa ulteriore riscaldamento dell'atmosfera. Al suo limite estremo, il processo potrebbe auto-alimentarsi al punto che gli oceani evaporerebbero completamente. Le temperature potrebbero diventare così alte che i carbonati nella crosta terrestre si decomporrebbero, creando un'atmosfera densa e satura di CO2. Aggiungete un po' di acido solforico generato dai vulcani ed avrete trasformato la Terra in qualcosa di molto simile a Venere. Le temperature raggiungerebbero diverse centinaia di gradi Celsius in superficie; niente acqua allo stato liquido, niente vita. Oggi, si ritiene che la radiazione solare che arriva sulla Terra non sia sufficientemente intensa da generare il tipo di retroazione che trasformerebbe la Terra in una gemella di Venere. Ma ci sono sempre incertezze in questi calcoli e lo “scenario Venere” non può essere completamente escluso. La sola via di fuga dalla catastrofe di Venere sarebbe lasciare la Terra per un altro pianeta, sempre che gli esseri umani siano in grado di costruire astronavi in tempo. Si tratta, chiaramente, della catastrofe finale: la sterilizzazione dell'intero pianeta.


Si tratta di fantasia, solo di fantasia, ma...