giovedì 30 settembre 2010

Il clima e i nostri corpi II: "in difesa del cibo" di Michael Pollan


In un post precedente ho esaminato il problema di come sia difficile per noi gestire sistemi complessi e basati su feedback come sono il pianeta e i nostri corpi. In entrambi i casi, non ci riusciamo proprio, anzi, stiamo combinando dei veri disastri. Questo lo si vede - fra gli altri esempi - sia per l'epidemia di obesità come per il riscaldamento globale incontrollato. In questo post, esamino la cosa sulla base di un recente libro di Michael Pollan "In difesa del cibo". 


Anni fa, quando abitavo in Giappone, mi capitò di incrociare in un parco di Tokyo delle ragazze occidentali che vendevano aranciata ai passanti. Mi fermai a chiaccherare con loro e venne fuori che erano figlie di impiegati dell'ambasciata americana, che era lì vicino. Erano tutte molto orgogliose di quello che stavano facendo; dal loro punto di vista era un'espressione di iniziativa individuale e di spirito imprenditoriale.

Non mi sembra gli passasse per la testa che per i giapponesi la cosa era disdicevole; altrettanto di come sarebbe per noi mandare i nostri figli a chiedere l'elemosina al semaforo. Gli unici passanti che si fermavano erano dei giovanotti evidentemente più interessati alle ragazze che all'aranciata; tutti gli altri giapponesi erano inorriditi dallo spettacolo.

Chiaccherando con le ragazze, non mi sentii di criticarle per il loro passo falso culturale - in ogni caso non ne sarebbe venuto fuori un incidente diplomatico. Mi provai invece a far notare che - forse - la robaccia che vendevano sotto il nome di aranciata non era il massimo dal punto di vista della qualità. Non poteva esattamente far bene alla salute una roba ottenuta mischiando con acqua una polverina giallastra; sicuramente una miscela di zucchero e coloranti e aromi artificiali. Ma una di loro mi fece vedere orgogliosamente la lista degli ingredienti dicendomi, "Ma no! E' buona; non vedi che è arricchita con vitamina C?"

Questa storia mi è tornata in mente leggendo il libro di Michael Pollan "In difesa del cibo" ("In defense of food").


Il libro è ricco di spunti interessanti non solo sul cibo, ma in generale sul problema di gestirsi sistemi complessi. Per esempio, leggendo Pollan si capisce subito che il caso dell'aranciata sintetica venduta nel parco di Tokyo non è per niente un caso isolato. Sta nella categoria che lui chiama il "riduzionismo alimentare".

Di solito non mi piace la parola "riduzionismo", ma qui mi sembra appropriata. Pollan la riferisce all'abitudine dell'industria di creare cibi spogliati di tutte le loro caratteristiche migliori, per poi "rinforzarli" o "migliorarli" con l'aggiunta di qualcosa che si suppone faccia bene. Nel caso della miscela di acqua, zucchero e coloranti che passava per aranciata in quel parco di Tokyo, il fatto di aggiungere vitamina C all'orribile mistura la nobilitava in qualche modo, rendendola buona e salutare. La faccenda di "fortificare" gli alimenti con vitamine e altre cose è addirittura patologica negli Stati Uniti, ma esiste anche qui da noi. Basti pensare al pane bianco e ai supplementi di fibra alimentare che si vendono entrambi al supermercato.

Questo tipo di fissazione su un singolo elemento non è solo una pratica industriale: è un atteggiamento che gli esseri umani hanno spesso. Di fronte a un sistema complesso, tendiamo a semplificare drasticamente; il che ci porta spesso ad atteggiamenti "riduzionisti," ovvero a ridurre tutto a un solo parametro.

Nel caso dell'alimentazione, abbiamo varie teorie strampalate su cosa mangiare e cosa non mangiare. Un esempio piuttosto datato è quello di "mangiare in bianco." Ma ce ne sono di tanti assai piu moderni; a partire da quella dei santoni indiani che si nutrono di luce e di aria (e c'è chi ci crede!), la dieta della carota viola, quella del pompelmo, quella delle fave di fuca, delle rape, eccetera. (c'è veramente una dieta della carota viola, dette il "supercibo del futuro"!). Questi sono casi un po' estremi, ma evidentemente c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella dieta occidentale, come mostra l'epidemia di obesità che c'è in occidente. Pollan sostiene che questo è dovuto, perlomeno in parte, proprio all'atteggiamento riduzionista prevalente. Uno dei problemi è che l'aggiunta di "nutrienti" più o meno artificiali nobilità alimenti che fanno malissimo alla salute; come appunto la miscela di zucchero e aromi artificiali che passava per aranciata a Tokyo.

Nel suo libro, "In difesa del Cibo", Michael Pollan sostiene un approccio "integrato" oppure "sistemico" al cibo. Dice "eat food"; "mangiate cibo". Ovvero, mangiate cose che i nostri antenati avrebbero riconosciuto come tali (detta in altre parole: non mangiate niente che vostra nonna non avrebbe riconosciuto come roba che si può mangiare). La raccomandazione di Pollan è leggermente più articolata: "mangiate cibo, non troppo, più che altro verdura."  Fra le altre cose, Pollan non è vegetariano e sostiene che siamo geneticamente programmati per mangiare carne; almeno in piccole quantità - cosa che mi trova personalmente d'accordo.

Ma, a parte il fatto di essere vegetariani o no, se ci pensate un attimo lo spirito di questa raccomandazione è in pieno accordo con quella che si chiama la "dinamica dei sistemi". Se vogliamo capire come funziona un sistema, dobbiamo prenderlo tutto intero; non spezzettarlo e pretendere poi di rimetterlo insieme, come se volessimo la rana ancora viva dopo averla vivisezionata. Ovvero, c'è questa profonda verità che il "cibo" è qualcosa di più della somma dei "nutrienti" che lo compongono. Questa è la ragione per la quale non ci nutriamo di pillole, come si leggeva che avremmo fatto nella fantascienza degli anni '50.

Queste considerazioni si applicano bene anche ad altri sistemi complessi. Ci sarebbe molto da dire su come ci stiamo gestendo male il problema climatico per via del nostro atteggiamento riduzionista. L'equivalente, qui, delle varie teorie strampalate è quello di ridurre il problema (appunto, il riduzionismo) a singoli dettagli; da Eric il Rosso al vino in Inghilterra del Medio Evo, fino a considerare che l'elemento fondamentale di tutta la storia sono certi messaggi che alcuni ricercatori si scambiavano 10 anni fa. Da qui, si passa ad attribuire il cambiamento climatico a qualche fattore specifico, per esempio i vulcani, oppure alle macchie solari, o ai raggi cosmici o che altro.  (*)

E, invece, il sistema climatico è un sistema complesso che va studiato in modo scientifico, altrimenti non si capisce niente di come funziona e si fanno degli errori clamorosi - questi errori ci stanno portando al surriscaldamento planetario così come quelli dietetici portano la gente all'obesità. Il nostro pianeta, proprio come i nostri corpi, ha bisogno di un po' di rispetto e di attenzione. Va curato per quello che è, un sistema complesso e delicato che non si presta ad essere maltrattato pensando che si ripari da se. E' una di quelle cose - come il cibo - che vale di più della somma dei singoli elementi che lo compongono.

Il libro di Pollan è pieno di altri spunti interessanti. Vedrò di tornarci sopra in altri post. E' pubblicato da Adelphi in Italiano.




* Curiosamente, la mentalità riduzionista di certa gente è talmente radicata che non riescono nemmeno a capire che può esistere un atteggiamento diverso e più articolato. Ne fa fede l'accusa comunissima agli scienziati di sostenere che "soltanto il CO2" ha effetto sul clima. Non è così, basta leggersi l'ultimo rapporto dell'IPCC per capirlo.


martedì 28 settembre 2010

Il Lupo ha pagato Pierino? Il falso allarme sulla "catastrofe del 2013"




Non potrebbe essere che Pierino gridava "al lupo!" perché era pagato dal lupo stesso? Di certo, gli ha fatto un bel favore. Potrebbe essere che certi casi di evidente allarme esagerato - tipo la "catastrofe elettromagnetica del 2013" - non siano una questione di ingenuità o ignoranza, ma il risultato di un progetto di disinformazione da parte di gente "pagata dal lupo".


Qualche giorno fa, al bar della stazione, mi è capitata fra le mani una copia del quotidiano che va per la maggiore dalle mie parti. Fra le tante fesserie, una mi ha colpito in particolare: la notizia della "catastrofe elettromagnetica del 2013", quando "secondo gli scienziati della NASA" che si sono "riuniti in un summit a Washington" il nostro pianeta sara colpito da "una gigantesca eruzione solare" che causerà danni inenarrabili, eccetera, eccetera. 

Arrivato a casa, non mi ci è voluto molto a capire di cosa si trattava. Molta fatica me la ha risparmiata Paolo Attivissimo, efficiente come al solito con il suo blog "il disinformatico". In sostanza, la storia della catastrofe elettromagnetica del 2013 è una bufala. E' normale che ogni 11 anni circa il sole passi per un massimo di attività. Questo provoca tempeste elettromagnetiche che possono fare danni alle reti di comunicazione. Non è una cosa da trattare come una catastrofe; ci siamo già passati molte volte e non è successo nulla di orribile. Non c'è nessun allarme lanciato dagli scienziati; non c'è stato nessun recente "summit a Washington." Ci sono solo alcune dichiarazioni del ministro della difesa britannico Liam Fox che in una conferenza stampa ha menzionato la vulnerabilità delle reti di trasmissione all'attività solare. Insomma, una bufala quasi totale.

Un punto che non viene fuori chiaramente dal post di Attivissimo è l'origine esatta di questa bufala. Io l'ho letta su "La Nazione" il 23 Settembre e la stessa notizia è stata pubblicata su quasi tutti i maggiori quotidiani; la Repubblica, il Corriere ed altri. Ma tutti questi giornali hanno ripreso la notizia pubblicata il giorno prima (il 22 Settembre) sull'edizione on line della sezione "tuttoscienze" della  "Stampa" del 22 Settembre. Eccola qua; dal blog di Attivissimo.


A sua volta, La Stampa è andata a riprendere una notizia apparsa il giorno prima (il 21) sul Daily Mail, "rinforzandola" in termini di allarme dando per scontate certe cose che la stampa inglese aveva dato soltanto per possibili.

Quindi, l'origine della bufala in Italia si trova in "Tuttoscienze" e Paolo Attivissimo ha scritto una cortese lettera di protesta al direttore della rubrica, Gabriele Beccaria. Quest'ultimo ha risposto mandandolo a quel paese senza tanti complimenti. (trovate la lettera di Attivissimo sul suo blog ma non la risposta, che Attivissimo ha giudicato non pubblicabile).

L'opinione generale di fronte a queste cose è che i giornalisti siano semplicemente degli incompetenti in materia scientifica. Ovvero, che valga la massima "non bisogna cercare di spiegare con dei complotti delle cose che si possono spiegare semplicemente con la stupidità.
La massima è attraente, ma ho l'impressione che non sia valida in tutti i casi. Anzi, che ce ne siano molti dove non vale per niente. Su questa cosa, devo dire che mi trovo più daccordo con Gianluca Freda che con Paolo Attivissimo. Il primo (Freda) vede complotti dappertutto, il secondo, (Attivissimo), cerca di smontarli tutti. In questo caso, io credo veramente che ci sia qualcuno che sta cercando di imbrogliarci senza darlo a vedere. Magari non chiamiamolo complotto, ma è cose come l'allarme sulla catastrofe del 2013 non si spiegano con la semplice ignoranza.
Quelli che gestiscono i media saranno anche ignoranti di scienza, ma sono dei professionisti di alto livello nel loro campo; che è di ottenere il "consenso" del pubblico. Ora, il consenso del pubblico si può ottenere in molti modi e per certe persone importa poco se per questo scopo si usano bugie, distorsioni della verità e cose del genere. E' tutto parte di quell'antica arte che va sotto vari nomi; da quello vecchio e un po' fuori moda di "propaganda" a quello un po' più moderno di "public relations" (PR), che è la stessa cosa. 

Al momento, è in corso una campagna di PR mirata a convincere il pubblico che il riscaldamento globale non esiste, o che non è un problema, o che, comunque, è inevitabile. Il caso del "Climategate" è un esempio dei metodi usati; in questo caso, l"assassinio del personaggio". Ma non è il solo; un altro è quello di sminuire la portata della catastrofe climatica incombente creando ad arte delle catastrofi inesistenti. E' la tattica di Pierino; quello del lupo.
Se ci pensate sopra un attimo, la storia di Pierino e il Lupo è un perfetto esempio di tecniche di PR. Pierino - in pratica -  mette in atto una strategia per indebolire la capacità di reazione dei pastori. Di fronte a una serie di messaggi che segnalano catastrofi inesistenti (arriva il lupo!) i pastori finiscono per non reagire più di fronte alla vera minaccia - quando il lupo arriva per davvero. Nella storia, Pierino fa quello che fa soltanto perché è un po' tonto e si diverte, ma il suo comportamento si spiega molto meglio se assumiamo che era in combutta con il lupo.
Gabriele Beccaria, direttore della sezione "tuttoscienze" de "La Stampa" non è nuovo alla tattica di Pierino, ovvero lanciare allarmi per catastrofi inesistenti. Già lo aveva fatto con l'annuncio di un'imminente era glaciale. Non c'è da stupirsi che ci riprovi con la storia della catastrofe elettromagnetica del 2013. E' tutto parte di una strategia per sminuire la vera catastrofe incombente: quella del riscaldamento globale. 
Quindi, Beccaria è un serio professionista di PR che fa il suo mestiere e lo fa anche molto bene per gli scopi che si è prefisso. Non è certamente un ingenuo e molto probabilmente è il primo a non credere all'allarme che il suo giornale ha lanciato. L'ingenuo, semmai, è chi gli manda una lettera per spiegargli che la catastrofe del 2013 non esiste - come ha fatto Attivissimo. Non c'è da stupirsi che Beccaria abbia risposto come ha fatto; in modo sprezzante. 
Del resto, pensateci un momento: immaginate che le pecore scrivano una lettera al lupo per lamentarsi del fatto che ogni tanto una di loro viene mangiata. Come pensate che risponderebbe il lupo?





venerdì 24 settembre 2010

Il picco della vita sulla terra



Devi adesso alla fine capire di quale universo sei parte e di quale amministratore dell'universo la tua esistenza è un effluvio e che un tempo limite è fissato per te e che se non lo usi per schiarire le nebbie della tua mente, se ne andrà, e tu te ne andrai, e non ritornerà mai più. 
(Marco Aurelio, "meditazioni", Libro II)



Una delle cose che peggiori del dibattito attuale sul clima è come è stato impoverito, banalizzato, addirittura brutalizzato. La scienza del clima è stata trattata come se i suoi risultati dipendessero veramente soltanto da quello che alcuni climatologi si dicevano in lettere scritte 10 anni fa, dal fatto che in Inghilterra si facesse o no il vino nel medio evo, e se a Castelfranco di Sotto oggi faccia freddo o caldo.

Così, la maggior parte del pubblico non ha potuto capire quello che è veramente la moderna scienza del clima - meglio detto la "scienza dei sistemi terrestri": uno dei massimi trionfi del pensiero umano; la grande rivoluzione scientifica del ventunesimo secolo. E' una rivoluzione  alla pari, come profondità e importanza, con quella dello sviluppo della cosmologia nel ventesimo secolo.

La scienza dei sistemi terrestri, e la climatologia che ne è parte, sono incredibilmente affascinanti; di una profondità e una bellezza che si possono apprezzare soltanto entrandoci dentro con un po' di lavoro. Ma per chi ha tempo e voglia di approfondire, i risultati sono addirittura sconvolgenti. E' lo stesso fascino della cosmologia che descrive la nascita, la vita, e la morte dell'universo. La scienza dei sistemi terrestri descrive la nascita, la vita e la morte di un intero ecosistema - il nostro.

Tutto ha una durata limitata in questo universo; anche la vita sulla Terra non sarà eterna. Si sa che la vita dipende dalla luce solare e che il Sole ha ancora svariati miliardi di anni di esistenza. Ma le condizioni che permettono alla vita terrestre di esistere sono molto più ristrette: il sole si scalda lentamente e inesorabilmente, circa il 6% in più ogni miliardo di anni. Prima o poi, la radiazione solare sarà troppo intensa per permettere alla vita sulla Terra di esistere. Quindi, abbiamo davanti ancora poche centinaia di milioni di anni prima che la terra diventi troppo calda per ospitare forme di vita biologiche multicellulari. In altre parole, sembrerebbe che abbiamo passato da un pezzo il picco della vita terrestre.

Siamo partiti, circa quattro miliardi di anni fa, da un sole nettamente più debole dell'attuale (circa il 30% in meno) che scaldava un pianeta Terra la cui atmosfera era molto più densa dell'attuale e conteneva probabilmente 10.000 volte più CO2 di oggi. Ecco l'evoluzione dalla concentrazione di CO2 secondo il lavoro di Franck, Bouman e von Bloh*. Altri autori hanno studiato questo intervallo di tempo, trovando risultati simili



Figura tratta da un articolo di Franck et al. * La linea nera rappresenta la concentrazione di CO2 nell'atmosfera dalle origini dell'ecosfera fino a un miliardo e mezzo di anni nel futuro. I dati per il passato sono incerti, ma probabilmente sono giusti come ordine di grandezza. Le bande colorate indicano i tipi di creature viventi che possono esistere: il rosso indica le condizioni in cui possono esistere soltanto i procarioti (principalmente i batteri). La zona verde indica l'esistenza degli eucarioti monocellulari in aggiunta ai procarioti. La zona marrone indica le creature multicellulari in aggiunta agli altri. Notate la drastica riduzione (la scala è logaritmica) della concentrazione di CO2 nel corso dei miliardi di anni di storia del pianeta. La concentrazione di CO2 si è ridotta in parallelo con l'incremento dell'intensità della ragione solare.



Una volta che abbiamo un modello che definisce la concentrazione di CO2 in funzione del tempo, lo possiamo utilizzare per determinare la temperatura planetaria. Quello che succede è che quando la concentrazione di CO2 scende oltre un certo limite; il suo effetto si riduce e non riesce più a regolare la temperatura. L'aumento di irradiazione prende il sopravvento e la Terra comincia a scaldarsi inesorabilmente. A questo punto, la vita entra in sofferenza, sia perchè c'è troppo poco CO2 per le piante, sia perchè è troppo caldo. Ecco qua i risultati:




Figura tratta da un articolo di Franck et al. (*). La linea verde in alto mostra l'evoluzione delle temperature, nella figura in basso si vede l'andamento della produttività biologica della biosfera. In rosso i procarioti (batteri), in verdegli eucarioti, e in marrone le forme di vita multicellulari. Queste ultime dovrebbero estinguersi totalmente fra circa 700 milioni di anni.


Questi dati sono piuttosto approssimati e i modelli non sono dettagliati; ma l'andamento generale è chiaro. Come vedete, c'è stata una vera e propria esplosione della vita multicellulare circa 500 milioni di anni fa - e in fatti si parla di "esplosione del Cambriano". Ma da quel momento in poi, la vita terestre è stata in declino. Altre simulazioni danno l'inizio del declino un po' più tardi, con la fine del periodo paleozoico, circa 250 milioni di anni fa. Ma, in ogni caso, le creature multicellulari dovrebbero scomparire totalmente entro circa 700 milioni di anni; mentre quelle unicellulari hanno ancora un miliardo di anni e più.

Quindi, c'è stato un vero e proprio "picco" della vita qualche centinaio di milioni di anni fa; quando le condizioni di temperatura e di concentrazione della CO2 erano ottimali. Ma, da allora, siamo in declino e non ci riprenderemo più. Per il tempo dell'estinzione finale, fra qualche centinaio di milioni di anni, il supercontinente Pangea si sarà riformato. E' probabile che le ultime forme di vita multicellulare, animali e piante, spariranno dalle coste all'estremo nord e all'estremo sud di un immenso continente, caldissimo e desertico.

Tutto questo a meno di qualche megaprogetto di geo-ingegneria che raffreschi un po' la terra mantenendo però la concentrazione di CO2 a livelli sufficienti per la fotosintesi. Senza di questo, il destino del nostro pianeta è di essere sterilizzato dalla radiazione solare entro il prossimo miliardo di anni.

Questa storia è veramente affascinante. Certo, forse poco rilevante per chi si preoccupa solo di vecchie email e di complotti climatici, ma ci fa capire come funziona il nostro ecosistema e quanto sia fragile la "finestra" di condizioni che ci fa vivere.

(su questo argomento, potete leggere anche i miei post "Il pianeta di Smeraldo" e "Fra 10 miliardi di anni")


(*) Causes and timing of future biosphere extinction
S. Franck, C. Bounama, and W. von Bloh
Biogeosciences Discussions, 2, 1665–1679, 2005

http://www.biogeosciences-discuss.net/2/1665/2005/bgd-2-1665-2005-print.pdf

martedì 21 settembre 2010

Il visconte sbugiardato (ancora!)


"Lord" Monckton, negazionista climatico, si è fatto notare per tante cose, una delle quali il suo insulto contro John Abraham, colpevole di averlo criticato, che ha definito "una faccia da gambero cotto", oltre che a minacciarlo di querele, mail bombing, e altre cose orribili. Questa sua uscita ha dato origine al concetto di "gamberogate" Dopo le varie demolizioni delle sue affermazioni che ha ricevuto dagli scienziati, possiamo dire che Monckton da questa storia ne è uscito veramente fritto come un gambero


Le affermazioni sul clima di Lord Christopher Monckton, terzo visconte di Brenchley, sono state demolite dal fuoco incrociato di 10 scienziati che si sono messi ad analizzare in dettaglio le sue affermazioni contenute nella testimonianza che ha fatto al congresso degli Stati Uniti questo Maggio. Il lavoro dei 10 scienziati si può leggere qui. E' metodico, dettagliato e devastante. A questo punto, la reputazione del visconte sbugiardato dovrebbe essere ridotta al livello di quella di un invertebrato che si mettesse a discutere di scienza del clima. Ne esce letteralmente fritto; come, appunto, un gambero.

Che il congresso degli Stati Uniti abbia invitato una creatura del genere per una testimonianza ufficiale è già abbastanza vergognoso; lo diventa un po' meno, purtroppo, considerando le creature che vanno per la maggiore da noi a negare il riscaldamento globale e che trovano spazio anche in parlamento.


Sul visconte sgangherato, potete trovare altri miei post a:

http://ugobardi.blogspot.com/2010/07/il-visconte-strampalato-monckton-vuole.html

http://ugobardi.blogspot.com/2010/07/il-visconte-stralunato-gamberogate.html

http://ugobardi.blogspot.com/2010/07/gamberogate-monckton-bollito-si-dibatte.html

Se vi domandate come mai do tanta importanza a Monckton, questo ve lo racconterò in un prossimo post. Qui, mi limito a dire che non va ignorato.

lunedì 20 settembre 2010

Il declino degli orsi polari: i dati non parlano da soli

Il declino delle popolazioni di orsi polari - dal sito "polar bears specialist group" (cliccare per ingrandire). Come si vede, quasi tutte le popolazioni di orsi sono in declino e a forte rischio di futuro declino.

Erano riusciti a imbrogliarci anche sugli orsi polari, facendoci credere che, no, non era vero che spariscono piano piano, insieme ai ghiacci. E invece è proprio vero: i dati sono chiari. Le popolazioni di orsi sono quasi tutte in declino.

Quindi, possiamo stare tranquilli che se ci siamo entusiasmati a vedere il filmato con l'orso e la Nissan (che ho pubblicato ieri), ci siamo entusiasmati per delle buone ragioni. Sono due modi di vedere la stessa cosa: quello di oggi è sulla base dei dati, quello di ieri sulla base delle emozioni.

Credo che sarete daccordo con me che il film è enormemente più efficace della semplice tabella dei dati. In altre parole, i dati non "parlano da se". Bisogna parlare noi per loro; bisogna parlare da esseri umani preoccupati e rivolgendosi ad altri esseri umani. Solo così la comunicazione funziona.

Credo che sia giusto che sia così. Il film è così efficace anche perchè fa leva su dei sentimenti forti; chiamiamoli pure sentimenti "nobili", di rispetto per la natura e per tutto quello che ci circonda. Il messaggio è chiarissimo, bello e potente: se rispettiamo quello che ci circonda, quello che ci circonda rispetterà noi. Tutto qui.

sabato 18 settembre 2010

L'orso e la Nissan



Questo filmato non va preso come niente di scientifico - è semplicemente un bel film, suggestivo e intelligente. Fra le altre cose è uno splendido esempio di pubblicità virale. Troppo bello per non passarvelo (Segnalazione di Massimo de Carlo su "Mondo Elettrico")

venerdì 17 settembre 2010

La vita quotidiana di Cassandra


 Qualcuno, evidentemente, pensa che una vignetta così sia divertente (la scritta in basso dice "come mai nessuno ci prende sul serio?"). Nella vita, bisogna anche tener conto dell'esistenza degli imbecilli e regolarsi di conseguenza.



Alcune note di  Tim Ferriss che credo che si possano applicare a quello che molti di noi stanno facendo per cercare di difendere la scienza dall'ondata di imbecillità montante. Quella che segue non è una vera e propria traduzione, ma una mia libera interpretazione. In fondo, c'è il testo originale in inglese.


1. Non importa quanta gente non capisce quello che scrivi. Sono importanti quelli che lo capiscono.


2. Comunque vada, ci sarà sempre un 10% di imbecilli che prenderà quello che scrivi come un insulto personale e reagirà di conseguenza. Non sei tenuto a dare una risposta.


3. Solo i mediocri sono simpatici a tutti. Diceva Don Milani, "chi ha detto che un prete deve essere simpatico per essere un buon prete?"


4. Se sei veramente bravo a fare quello che fai, qualcuno se ne avrà a male. Questo è il segnale che stai facendo qualcosa bene.


5. Se vuoi migliorare, vai tranquillo che qualcuno ti considererà stupido o pazzo ed è bene che sia così. Anzi, fattene un punto di orgoglio.


6. Vivi bene e fregatene. Non dargli la soddisfazione di vederti arrabbiato.


7. Prenditela calma e continua così.


 Tim Ferriss: 7 Great Principles for Dealing with Haters:
1. It doesn’t matter how many people don’t get it. What matters is how many people do.

“It’s critical in social media, as in life, to have a clear objective and not to lose sight of that,” Ferriss says. He argues that if your objective is to do the greatest good for the greatest number of people or to change the world in some small way (be it through a product or service), you only need to pick your first 1,000 fans — and carefully. “As long as you’re accomplishing your objectives, that 1,000 will lead to a cascading effect,” Ferriss explains. “The 10 million that don’t get it don’t matter.”

2. 10% of people will find a way to take anything personally. Expect it.

“People are least productive in reactive mode,” Ferriss states, before explaining that if you are expecting resistance and attackers, you can choose your response in advance, as opposed to reacting inappropriately. This, Ferriss says, will only multiply the problem. “Online I see people committing ’social media suicide’ all the time by one of two ways. Firstly by responding to all criticism, meaning you’re never going to find time to complete important milestones of your own, and by responding to things that don’t warrant a response.” This, says Ferriss, lends more credibility by driving traffic.

3. “Trying to get everyone to like you is a sign of mediocrity.” (Colin Powell)

“If you treat everyone the same and respond to everyone by apologizing or agreeing, you’re not going to be recognizing the best performers, and you’re not going to be improving the worst performers,” Ferriss says. “That guarantees you’ll get more behavior you don’t want and less you do.” That doesn’t mean never respond, Ferriss goes on to say, but be “tactical and strategic” when you do.
4. “If you are really effective at what you do, 95% of the things said about you will be negative.” (Scott Boras)

“This principle goes hand-in-hand with number two,” Ferriss says. “I actually keep this quote in my wallet because it is a reminder that the best people in almost any field are almost always the people who get the most criticism.” The bigger your impact, explains Ferriss (whose book is a New York Times, WSJ and BusinessWeek bestseller), and the larger the ambition and scale of your project, the more negativity you’ll encounter. Ferriss jokes he has haters “in about 35 languages.”
5. “If you want to improve, be content to be thought foolish and stupid.” (Epictetus)

“Another way to phrase this is through a more recent quote from Elbert Hubbard,” Ferriss says. “‘To avoid criticism, do nothing, say nothing, and be nothing.” Ferriss, who holds a Guinness World Record for the most consecutive tango spins, says he has learned to enjoy criticism over the years. Ferriss, using Roman philosophy to expand on his point, says: “Cato, who Seneca believed to be the perfect stoic, practiced this by wearing darker robes than was customary and by wearing no tunic. He expected to be ridiculed and he was, he did this to train himself to only be ashamed of those things that are truly worth being ashamed of. To do anything remotely interesting you need to train yourself to be effective at dealing with, responding to, even enjoying criticism… In fact, I would take the quote a step further and encourage people to actively pursue being thought foolish and stupid.”
6. “Living well is the best revenge.” (George Herbert)

“The best way to counter-attack a hater is to make it blatantly obvious that their attack has had no impact on you,” Ferriss advises. “That, and [show] how much fun you’re having!” Ferriss goes on to say that the best revenge is letting haters continue to live with their own resentment and anger, which most of the time has nothing to do with you in particular. “If a vessel contains acid and you pour some on an object, it’s still the vessel that sustains the most damage,” Ferriss says. “Don’t get angry, don’t get even — focus on living well and that will eat at them more than anything you can do.”
7. Keep calm and carry on.

The slogan “Keep Calm and Carry On” was originally produced by the British government during the Second World War as a propaganda message to comfort people in the face of Nazi invasion. Ferriss takes the message and applies it to today’s world. “Focus on impact, not approval. If you believe you can change the world, which I hope you do, do what you believe is right and expect resistance and expect attackers,” Ferriss concludes. “Keep calm and carry on!”